Capitale proprio

Cos'è il capitale proprio?

Il capitale proprio è la quota del capitale di un imprenditore o di una società costituita da fondi propri. Nel caso di più soci si parla di capitale sociale. Oltre alle riserve finanziarie, può comprende anche beni fissi (ad es. immobili, macchinari). L'opposto del capitale proprio è il capitale di terzi, che consiste essenzialmente in passività e debiti.

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    Tempo di lettura: 4:22 min

    Esempio capitale proprio

    In una società di capitali (srl, spa…) ci sono tre soci che apportano rispettivamente 20.000€, 15.000€ e 10.000€ dalle proprie tasche all’attività. Il capitale proprio iniziale è dunque di 45.000€.
    Esso è soggetto a variazioni in base a guadagni o perdite: supponendo che la società compie un utile di 80.000€ di cui la metà viene distribuita ai soci, l’altra metà va ad accrescere il capitale proprio che ammonterà a 85.000€; al contrario se la società perde 20.000€ il capitale proprio scende a 25.000€.
    Se l’azienda decide di richiedere un prestito da un istituto bancario o di credito esterno di 15.000€, questo importo non si somma al capitale proprio ma al patrimonio netto e viene definito capitale di debito.

    In breve: chiedere un sostegno finanziario a banche e investitori, comporta prima o dopo la restituzione (spesso con interessi). Il capitale proprio, invece, soprattutto se ben gestito, può essere investito nell’azienda in qualsiasi momento.

     

    Da quali elementi è composto il capitale proprio?

    Il capitale proprio va annotato sotto le passività ed è suddiviso nelle seguenti componenti per le società di capitali:

    Elementi capitale proprio

    Capitale d’apporto

    Nel caso delle società di capitali (ad esempio, le srl), i soci devono versare un determinato capitale al momento della costituzione della società. Questo è noto anche come capitale sociale. Se questo contributo viene aumentato in seguito, anche questo confluisce nel cosiddetto capitale sociale.

    Fondi di riserva

    Questa voce comprende le riserve finanziarie previste dalla legge per le società di capitali. Le riserve di capitale si formano in particolare quando vengono emesse azioni.

    Utile non distribuito

    Se una parte dell’utile annuale non viene distribuita ai soci per costituire riserve finanziarie o per essere reinvestita, si parla di utile non distribuito (o capitale di risparmio). Esistono riserve obbligatorie per legge (ad esempio il 5% per le società per azioni), riserve per azioni (rilevanti per le partecipazioni societarie), riserve statutarie e altre riserve di reddito.

    Utili/perdite ripartiti

    L’utile riportato è il residuo dell’utile dell’esercizio precedente, che rimane dopo la destinazione degli utili. La controparte è la perdita riportata, che si forma a partire dalla perdita dell’anno precedente.

    Utile/perdita netta

    L’avanzo annuale è il profitto di una società al netto di tutte le imposte. La controparte è la perdita netta dell’anno, cioè la perdita.

    Qual è il significato economico del capitale proprio?

    Fondamentalmente, più un’azienda è in grado di mostrare il capitale proprio, più è positivo. I creditori e gli analisti utilizzano spesso l’ammontare del capitale proprio rispetto al capitale di debito ai fini della valutazione. La cosiddetta quota del capitale proprio è calcolata secondo la seguente formula:
    Quota capitale proprio = Capitale proprio * 100 / capitale totale
    Un rapporto elevato significa che il finanziamento dell’azienda proviene prevalentemente da risorse proprie. Di conseguenza, la quota di finanziamento esterno (debito) è bassa in questo caso. In generale, si raccomanda una quota di capitale proprio di almeno il 20%.

    Quali sono i vantaggi e gli svantaggi del capitale proprio?

    Vantaggi:

    Un rapporto di capitale proprio elevato ha un effetto positivo sull’azienda e sugli azionisti, in quanto indica che l’azienda ha un basso indebitamento. Questo aumenta la fiducia di finanziatori, clienti e fornitori e rafforza l’indipendenza finanziaria. L’azienda può gestire autonomamente gli investimenti senza dover ricorrere a fondi esterni.

    Svantaggi:

    Tuttavia, il finanziamento per capitale proprio presenta anche degli svantaggi. Innanzitutto, il capitale di terzi è spesso più conveniente perché gli interessi sul finanziamento del debito sono deducibili dalle tasse. Per il capitale proprio, invece, è necessario pagare le tasse. Se il finanziamento del capitale proprio avviene attraverso l’ingresso di nuovi azionisti, si riduce anche l’influenza degli azionisti esistenti. La competitività può essere compromessa anche da un’attesa troppo lunga per la disponibilità di capitale proprio, che impedisce di realizzare in tempo investimenti strategicamente importanti. L’attesa della disponibilità di capitale proprio può anche portare a non effettuare in tempo investimenti strategicamente importanti. In questo caso, sarebbe più opportuno raccogliere capitale di debito per non mettere a rischio la competitività.
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      About weclapp
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      Ertan Özdil Autore
      L'autore di questo articolo è , CEO, fondatore e partner di weclapp, soluzione ERP in cloud.